Ho 28 anni e sono sola, non mi importa, o per meglio dire ho paura di questo mio status che, con il progredire degli anni si trasformerà in zitella ma, incomincio a metterlo in conto e cerco di andare avanti per la mia strada.
Quando si esce con gli amici si parla un po' di tutto, e, in alcuni casi può capitare che si incominci a discutere sul perché attorno al nostro tavolo siamo tutti single, così involontariamente si creano due fazioni, donne e uomini, contrapposti gli uni contro gli altri, che si sgolano per far prevalere il loro giudizio. Di cose se ne dicono tante e non starò qui a ripeterle, tanto ognuno di noi le ha ben in mente, oramai sono tutti luoghi comuni; in questo marasma di accuse, a volte mi capita di isolarmi, pensando che in queste situazioni si sbagli completamente il punto di vista.
Non dobbiamo vedere fuori, non dobbiamo vedere l'altro, ma noi, vederci dentro e conseguentemente mi viene naturale pormi altre domande: " Io mi conosco veramente? So tutto di me?"
Il mio pensiero è semplice, ognuno di noi, volente o nolente, rispecchia l'educazione ricevuta e le esperienze che ha avuto con i propri genitori, nel bene o nel male, può accadere, che, talvolta, donne o uomini neghino la propria natura solo perchè hanno avuto un rapporto complicato o inesistente con i propri genitori, ci sono infiniti casi di malesseri di persone dovuti dal comportamento dei genitori, tutto nasce da loro , di questo dobbiamo esserne consapevoli.
Se io sono così lo devo a loro, sia nei pregi, sia nei difetti, sta tutto lì, nella mia infanzia, se non supero i problemi che ho avuto con i miei genitori, non capisco gli errori che loro hanno commesso, in buona fede, con me quando ero piccola, come posso pretendere di trovare un uomo se non sono serena dentro di me, riversando inconsciamente su un ipotetico lui, le mie frustrazioni nate a causa dei miei genitori?
Non voglio essere la donna perfetta in cerca dell'uomo perfetto, voglio essere semplicemente una donna che si accetta cosi com'è e non più una bambina arrabbiata con i suoi.
Io ora mi sto riscoprendo una bambina adirata e bisognosa di affetto, un affetto che non ha ricevuto da piccola a causa degli impegni lavorativi dei proprio genitori, che lavoravano così tanto per non farci mancare niente.
E' un discorso molto complesso quello che sto cercando di scrivere e per questo ho la necessità di fare una premessa, IO AMO I MIEI GENITORI, GLI VOGLIO BENE, NON LI CAMBIEREI PER NULLA AL MONDO, MA NON VORREI ESSERE COME LORO PERCHE' VORREI MODIFICARNE DEGLI ASPETTI.
Quello che devo andar a perdonare a loro son dei piccoli aspetti della mia infanzia.
Fino a poco tempo fa addossavo il 100% della colpa, per il vuoto e la rabbia che sentivo dentro, a mia madre, ed invece, ora, non è cosi, non lo trovo giusto, mamma ha solo il 50% della colpa, l'altro 50% è di mio padre.
Io posso dire senza alcuna ombra di dubbio, che sono cresciuta da sola, insieme a mio fratello, ed è per questo che ci sono tanto legata, perché le cose le sperimentavamo sempre insieme, da soli.
I miei non c'erano mai durante la settimana, erano sempre al lavoro, lo facevano perchè avessimo un tenore di vita migliore ma, per i bambini i soldi non esistono, esistono solo mamma e papà, non ci rendevamo conto che loro lo facevano per noi, quello che più ci mancava era una loro carezza, io di questa cosa non me ne sono accorta subito, ma crescendo, per me infatti era una cosa inconcepibile avere una mamma sempre in casa, lo vedevo come una invasione dei miei spazi, non riuscivo a concepire come i miei compagni di classe riuscissero a sopportare la madre tutto il giorno con loro, quello che mi mancava però era del tempo di qualità durante la settimana, da passare insieme a loro, la conseguenza di questa carenza è stata, nell'età adulta, lo spendermi troppo per tutti, per avere quella carezza o quel complimento che tanto cercavo da loro, la ricerca della perfezione, ecco il fulcro di tutto questo discorso, LE MANCANZE che hai non le devi colmare grazie agli altri, anche perché per quando ti potranno ricoprire di attenzioni sentirai senti un vuoto, non sono dei salvatori, le assenze che hai provengono da dentro di te, e sono dovute dai miei genitori.
Con gli anni, sbagliando ma anche maturando, ho capito che questo essere troppo gentile e disponibile verso tutti non era giusto, mi sembravo un cane bisognoso di coccole che per avere una carezza, faceva i salti mortali, e, quando la riceveva, gonfiava il petto e scodinsolava a più non posso ma questo è innaturale, perchè anche un cane avrà sempre un padrone a cui far riferimento. Quindi io ho capito che debbo essere disponibile solo con le persone che reputavo importanti nella mia vita, ma sempre entro un certo limite.
Io dentro di me avrò sempre un vuoto dovuto alle attenzioni mancate dei miei, ma non posso farci nulla se non accettarlo e conviverci, l'unica cosa che posso fare adesso e godermi i miei e cercare di ricevere ora quelle carezze.
Non si può sapere tutto, non si può accontentare tutti, non si può fare tutto solo per essere lodati è giusto avere dei limiti oltre al quale non poter andare.
Quello che rimprovero a mia madre era anche la sua mancanza di pazienza, le botte che ho preso da piccola, se la facevo arrabbiare c'era un sottile lasso di tempo per smettere di comportarmi in maniera errata, superato il quale volavano schiaffi. Mi ricordo di una volta, stavo nella loro camera da letto, mamma stava in piedi dalla sua metà del letto e io in quella di mio padre, mi stava controllando i compiti e facendolo si accorse che avevo sbagliato dei calcoli, cercò di spiegarmi quale fosse il modo corretto di eseguire l'esercizio, ma io non capendolo ritornavo sempre a sbagliare e più lo facevo, più lei si innervosiva e alzava la voce, fino a che esasperata, non ha girato intorno al lettone è venuta accanto a me ed ha incominciato a darmi uno schiaffo ogni volta che sbagliavo. Questo diventava un circolo vizioso, io sbagliavo, lei si innervosiva, io lo vedevo e la paura di farla innervosire ancora di più, non mi faceva ragionare tranquillamente, facendomi andare il cervello in tilt e portandomi a sbagliare di nuovo.
Fino ad oggi davo la colpa esclusivamente a mia madre, ma, ora, vedo che questo mio ragionamento è errato, pur sapendo che il metodo usato da mia madre è sbagliato, oggi, posso capirla, capisco che era una donna stanca, stressata, uscita di casa alle 8.00 per andare a lavorare e tornata alle 19.00, con sulle spalle la giornata, il traffico e il pensiero di fare la cena, a tutto questo si aggiunga anche la figlia che non riusciva a capire il compito. Non aveva tempo di sedersi con me e farmi capire in cosa stessi sbagliando, quindi la via più breve erano le botte.
Ma lei fondamentalmente era una donna SOLA, dov'era papà in tutto questo? a lavorare, ma questo non è giusto perchè il ruolo del maschio non si limita al solo concepimento, un papà si deve occupare anche della crescita dei figli, lo si deve fare in due questo percorso, proprio per venire in aiuto del proprio partner quando questo è in difficoltà, papà in questi casi non è stato un buon genitore, perchè se lui fosse stato lì ad occuparsi o di me o della cena, mia madre non sarebbe arrivata a questi estremi ne in questa occasione ne in molte altre, è un essere umano e in quanto tale capisco che possa sbagliare! I GENITORI SONO ESSERE UMANI
Sta a noi vedere dove loro hanno sbagliato e correggerci in attesa di una famiglia futura.
Ai miei genitori non rimprovero molto, ho dei buoni genitori e ne sono fiera, solo questi aspetti rimprovero, perchè non è vero che i bambini non capiscono, capiscono e ricordano.
Ricordo ad esempio, alle elementari, l'angoscia nel fare le recite, dovuta al fatto di esser timida e quindi il non sopportare l'essere sbattuta su di un palco, dove tutti mi guardavano, ma soprattutto dalla consapevolezza di non trovare, in platea, il volto di mia madre, pronta a rassicurarmi, nel momento in cui entravo in scena, arrivava sempre in ritardo, è incredibile come nel buio della sala e mentre recitavo cercassi il volto di mia madre e mi accorgessi subito quando arrivava.
Sensazioni, emozioni, ricordi, da tutto questo io traggo la mia forza e non più la mia debolezza, passando da una bambina arrabbiata all'essere una donna serena e pronta ad avere una famiglia on la consapevolezza di fare degli errori, ma con la certezza o la speranza di non farne come quelli occorsi a me, e cioè lavorando il giusto, c'è un tempo per tutto, quando si è soli si può anche lavorare 24 ore, ma se si ha una famiglia ci si deve dare un limite e questo porta ad essere meno stressata e più paziente, non avendo fretta di ottenere risultati e dispensando carezze e dando del bravo quando ce ne sarà bisogno, perché quello che mi rammarica di più, è non riuscire ad avere un contatto fisico con mia madre, sono sempre distaccata e mi sento sempre giudicata, perchè la maggior parte delle volte la vedo come un cerbero, anche questa situazione dovrà cambiare, perchè se sono pronta per il futuro, ancora non sono pronta per accettare il passato, invece è giusto che io prima o poi riesca ad abbracciare mi madre senza essere tesa e a parlarle riuscendo anche ad accettare una sua critica senza andare su tutte le furie come faccio adesso.
Se saprò fare questo allora saprò far entrare anche altre persone nella mia vita, per il momento riscontro una diffidenza in me che mi porta a chiudermi e a non aprirmi troppo per il timore di essere accettata....un passo alla volta!!